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LA DOMINANZA ESISTE?

Ecco, è come mettere la parola “sesso” in un annuncio pubblicitario: l’attenzione che attira su di sé il termine dominanza (et similia) fa girare la testa, e non solo quello.

Andiamo subito al sodo: ha senso una domanda del genere?
Sì ha senso, sia da un punto di vista biologico, ecologico ed etologico.

Quindi, che piaccia o meno, la dominanza esiste nel mondo animale.

Ci sono soggetti che cadenzano il ritmo di vita secondo dinamiche di dominanza, sotto specifici pattern di comportamento che solitamente si declinano come esibizioni visive (dei display che riassumono in pochi passaggi tutta la carrellata di virtù del soggetto).

Si dice che quindi queste dinamiche siano specie specifiche: ciò che vale per un Metriaclima africano non varrà per un Ibis, e nemmeno per il Canis lupus familiaris.

Quindi sì, la dominanza esiste.

Scuole di pensiero cinofilo si sono (giustamente e poi spiegheró perché) affannate a ricercare dei sinonimi, delle alternative etologiche alla dominanza.

Personalmente ritengo che non sia questo, cioè che esista o meno la dominanza, ma l’uso del concetto che se ne fa, ad aver rivestito il termine di una patina scura e tetra che al confronto la Morte Nera di Guerre Stellari è Gardaland.

Ecco perché giustamente molte persone si sono interrogate sul fatto se fosse corretto parlare ancora, relativamente ai cani, di dominanza all’alba del 2023.

Ciò nasce dall’uso assolutamente improprio che se ne fa per giustificare un tipo di addestramento e concezione del cane, tutto incentrato sulla dicotomia dominanza e sottomissione.

Per decenni, un certo tipo di cinofilia (dura a morire), ha tramandato nozioni quali:

Non devi permettere al tuo cane di essere dominante con te;
Devi sottomettere il tuo cane;
Il tuo cane, se è dominante, va addestrato/educato/istruito/riabilitato.

E tutto questo con dietro uno sfondo molto “lupino”, per cui i cani non erano altro che lupi un po’ più docili dopo un’improvvisa domesticazione grazie all’uomo del mesolitico.

Quello stesso tipo di cinofilia ancora esistente suggerisce (impone..) di sottomettere in maniera coercitiva il proprio cane, a partire da termini che hanno un richiamo culinario nipponico (Alpha Roll= spanciamento del cane da parte dell’individuo alfa) a strumenti che hanno un certo che di punitivo. Fine ultimo la sottomissione.

Bene, a partire dal fatto che le dinamiche di dominanza sono specie specifiche, quindi un cane non è dominante su un gatto o su un uomo, sfatiamo il mito che esista la figura mitologica del “cane dominante”.

Sta talmente bene in un discorso che dalla sciuramaria, al veterinario, “il cane dominante” zampetta fiero sui marciapiedi italici da decenni.

Ed è un problema da debellare, dicono.
Talvolta addirittura con i farmaci, dicono.

Invece no, non va così, e non va affatto bene che si pensi ancora che esista questa figura di cane dominante in termini assoluti.

“Dominante” non è un attributo che si sposa con una personalità.

Non è un’attitudine dell’individuo (piuttosto questo può mostrare attitudini più impositive o competitive rispetto la media), neppure è un marchio da affibbiare a un soggetto piuttosto che a un altro.

Non si nasce dominanti né sottomessi.

Si nasce individui, e come tali gli individui interagiscono, e nell’interazione (lo insegna l’etologia classica, senza scomodare i mostri sacri teutonici basta un buon libro di Danilo Mainardi) la Natura suggerisce agli individui di evitare il conflitto non necessario.

Perché?

Spirito di auto conservazione in poche parole: mai consumare energie per nulla.

Alla Natura non piace sprecare, specie i suoi figli.

Quindi ha dotato esseri, dai più piccoli insetti, ai grossi canidi o felidi, di strumenti preziosi:

La possibilità di utilizzare dei display cerimoniali (ciò che noi definiremmo tutto fumo e niente arrosto), volti a scongiurare il conflitto.

Se vi ricordate delle giostre medievali in cui dei cavalieri in sella a dei destriero si disarcionavano all’interno di una cornice fatta di rituali, beh, non ci si va tanto lontani.

Dominanza è un termine di relazione. Torniamo sempre qui, alla relazione, al fatto che nulla in Natura va considerato in assoluto senza calarlo in un contesto e in sistemiche complesse.

Esiste il cane dominante, espletati tutta una serie di cerimoniali (i display di cui sopra), nei confronti di un altro cane.

In quella determinata sistemica, dentro quella relazione potremmo dire che un soggetto è dominante sull’altro, con lo scopo di scongiurare conflitti futuri e consolidare il gruppo sociale.

Magari ci sarà arrivato solo con l’emissione di pochi segnali, ma bastati ad evitare un potenziale conflitto.

A volte ci sono soggetti poco inclini alla comunicazione (maledette selezioni di razza) che al conflitto sembra vogliano ricorrere in prima istanza, talvolta i soggetti sono giovani ed inesperti che si saggiano, mostrando i muscoli, esibendo il repertorio di zanne e denti, sfoggiando le abilità fisiche.

Se il rituale crolla, si innesca il conflitto.
Ma il conflitto è una sconfitta per tutti.
Ricordate? Alla Natura non piace lo spreco.

La dominanza serve a questo: far passare il messaggio ai conspecifici per scongiurare la guerra.

I nostri cani domestici per una serie di ragioni spiegate sopra, sono poco inclini alla fluidità delle dinamiche di dominanza, cosa che rende ancora più astrusa per noi la materia.

In poche parole leggono con difficoltà le situazioni, i segnali degli altri cani.

Quelli che sono in grado di farlo rispondono in maniera adattativa alla necessità che Madre Natura gli suggerisce all’orecchio:

“psss… Minimizza gli scontri, ed evita gli spargimenti di sangue inutili.”

La dominanza a questo serve: permettere una convivenza pacifica, con regole chiare.

Non per avere un sottomesso perennemente alla gogna e un cane dominante che lo bullizzi.

La Natura non lo permetterebbe, e chi vi racconta il contrario mente.

 

Alessandro Maffini, educatore cinofilo.
Presidente Abbaiamo asd – Centro di comunicazione e comportamento canino

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